ACE-inibitori.
Xerostomia è stata riportata per diversi inibitori dell’enzima di
conversione, includendo captopril, enalapril, lisinopril (8% dei
casi) . |
La comparsa di alterazioni del gusto è
stata riportata nel 2-4% dei pazienti trattati con captopril. I
disturbi si verificano durante i primi tre mesi di terapia, ma in
seguito generalmente scompaiono anche se il trattamento viene
continuato. Il fenomeno è forse attribuibile a una diminuzione dei
livelli plasmatici di zinco. |
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Agenti
antineoplastici. La chemioterapia antineoplastica può essere
causa di xerostomia, ma una maggiore attenzione è rivolta alla
mucosite, che rappresenta una grave manifestazione della tossicità
di diversi agenti (antimetaboliti, alchilanti, prodotti naturali,
idrossiurea e procarbazina). E’ stato documentato come nel
caso del 5-fluorouracile, una sindrome xerostomica di base o insorta
durante il trattamento possa essere uno dei fattori che predispone
alla mucosite . Xerostomia è stata specificamente segnalata per
leuprolide (meno del 5% dei casi), megestrolo (1-4% dei casi) e
procarbazina. |
I soggetti con
tumore avanzato possono richiedere vari trattamenti (per esempio,
agenti antineoplastici, antidepressivi e analgesici) che influiscono
sulla funzione salivare e pertanto vanno frequentemente incontro
alla xerostomia. |
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Agenti
antiretrovirali. Gli inibitori delle proteinasi causano
xerostomia in circa il 2% dei casi. |
Gli stessi
farmaci provocano disgeusia, con una frequenza del 2,6% per l’indinavir,
del 10,3% per il ritonavir e del 4,4% per il saquinavir. |
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Agenti
simpaticomimetici. Xerostomia si verifica in meno del 3% dei
pazienti che ricevono salbutamolo o salmeterolo per inalazione. |
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Analgesici
oppioidi. Solo la meperidina e i suoi congeneri (vedi anche
antidiarroici) causano xerostomia, in quanto dotati di azione
anticolinergica. Anche il tramadolo può causare xerostomia, in circa
il 5-10% dei pazienti. |
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Anoressizanti
e stimolanti del sistema nervoso centrale. L’anfetamina e i
composti correlati (tra cui ecstasy, fenfluramina, fenmetrazina,
fentermina, mazindolo, metilfenidato e altri) provocano tutti
frequentemente xerostomia. L’effetto è da ascriversi all’elevato
tono delle monoamine nel sistema nervoso centrale. |
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Ansiolitici e
sedativi. La glutetimide è dotata di attività anticolinergica e
può causare xerostomia. Xerostomia è stata segnalata per varie
benzodiazepine, tra cui il triazolam. Anche l’idrossizina (vedi
anche antistaminici) causa la reazione avversa. |
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Tra gli
antiaritmici sono soprattutto la chinidina, la disopiramide e la
procainamide a provocare secchezza delle fauci in quanto dotate di
attività anticolinergica. Anche l’amiodarone, il diltiazem e il
propafenone possono dare xerostomia (1-3% casi). |
Il propafenone è
secreto in quantità sostanziali dalle ghiandole salivari e provoca
gusto amaro o salato nel 9% dei casi. |
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Antidepressivi.
La xerostomia è estemamente frequente, specialmente negli anziani,
in seguito a trattamento con i classici derivati triciclici (per
esempio, imipramina, clomipramina, amitriptilina, nortiptilina e
doxepina) e tetraciclici (per esempio, maprotilina) non selettivi ed
è da attribuirsi alla loro spiccata attività anticolinergica. La
xerostomia è meno frequente con composti che si comportano come
inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, come, per
esempio, fluoxetina (10% dei casi), paroxetina (18%), sertralina
(15%), trazodone (15-30%), che hanno una minore componente
anticolinergica. Il bupropione provoca la reazione avversa nel 28%
dei casi. |
Sebbene la
clomipramina si comporti in vitro come un inibitore selettivo della
ricaptazione della serotonina, in vivo la sua azione non è
così selettiva a causa della formazione del suo metabolita
demetilato, che inibisce la ricaptazione della noradrenalina. La
clomipramina provoca xerostomia anche nell’84% dei casi. |
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Antidiarroici.
Il difenossilato e la loperamide (vedi anche analgesici oppioidi)
provocano la sindrome della bocca secca e questo effetto viene
aggravato dalla associazione con parasimpaticolitici. |
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Antimaniacali.
La xerostomia si verifica in circa il 20-50% dei pazienti che
assumono sali di litio ed è da mettere in relazione alla
poliuria indotta dallo ione. |
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Antimuscarinici. Comprendono alcaloidi naturali (come
l’atropina, la iosciamina e la scopolamina), derivati semisintetici
(come l’omatropina), e composti sintetici (tra cui, l’anisotropina,
l’ipratropio, il glicopirrolato, l’isopropamide, il mepenzolato, la
pirenzepina e la propantelina). Sono impiegati per vari scopi
terapeutici. I recettori delle ghiandole salivari sono
particolarmente sensibili all’azione inibitoria di tali composti e
la xerostomia è frequentissima. |
La diciclomina e
l’ossibutinina agiscono soprattutto come rilascianti non selettivi
della muscolatura liscia e hanno impiego come antispastici.
L’attività antimuscarinica compare solo alle alte dosi.
L’ipratropio inalato per via orale ha solo modesti effetti sulla
secrezione salivare (xerostomia in fino al 5% dei casi).
La pirenzepina, un antagonista selettivo dei recettori M1,
riduce la secrezione acida gastrica a dosi che non influenzano la
secrezione salivare. |
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Antinfiammatori. Xerostomia è stata segnalata per diflunisal,
ibuprofene, fenoprofene, naprossene e piroxicam. Il triamcinolone,
usato per inalazione, ha mostrato di provocare xerostomia
nell’anziano. |
Durante la
terapia con fenilbutazone, si possono verificare aumenti del volume
delle ghiandole salivari e della concentrazione sierica di amilasi.
In parecchi casi la sialoadenite da fenilbutazone è risultata
associata a febbre e varie combinazioni di pleurite, pericardite,
rash, congiuntivite e disfunzione epatica. |
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Antiparkinsoniani. Le amine terziarie parasimpaticolitiche, come
la benztropina, il biperidene, la prociclidina, il triesifenidile
hanno una significativa capacità di causare xerostomia, che dipende
dalla loro attività antimuscarinica. L’amantadina, che non ha
apprezzabile attività anticolinergica, produce secchezza della bocca
nell’1-5% dei casi. La seleginina, un inibitore selettivo
delle MAO- B, ha dimostrato di produrre xerostomia nel 6% dei casi
in una sperimentazione controllata contro placebo. |
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Tra gli
antipertensivi, sono soprattutto quelli ad azione centrale come
l’alfa-metildopa, la clonidina, il guanabenz e la reserpina a
indurre xerostomia (fino al 40% dei pazienti trattati). Anche la
guanetidina e il guanadrel danno xerostomia con una certa frequenza. |
La riduzione
della salivazione indotta da clonidina e alfa-metildopa si esplica
sia nel sistema nervoso centrale sia in periferia e dipende dalla
loro attività agonistica per i recettori adrenergici alfa2.
In particolare, in periferia la stimolazione di recettori alfa2
presinaptici eterotropici provoca un’inibizione della trasmissione
colinergica. |
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Antiprotozoari.
Il metronidazolo provoca xerostomia in meno dell’1% dei casi quando
applicato nelle formulazioni gel per uso intravaginale. La frequenza
del fenomeno è probabilmente maggiore quando il metronidazolo è
usato per via sistemica. |
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Gli
antistaminici anti-H1 di prima generazione (per
esempio, etanolamine, come la difenidramina e il dimenidrato,
piperazine, come l’idrossizina, e fenotiazine, come la prometazina)
provocano xerostomia perché dotati di attività anticolinergica.
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La xerostomia non
si verifica con gli antistaminici anti-H1 di seconda
generazione, come, per es., astemizolo, loratadina e terfenadina, in
quanto privi di significativa attività anticolinergica. |
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Antiulcerosi.
Xerostomia è risultata associata all’uso di omeprazolo e sucralfato.
Il fenomeno è stato descritto anche per la nizatidina ma potrebbe
essere dovuto alla componente placebo. |
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Citochine.
Xerostomia è stata riportata in fino al 28% dei pazienti trattati
con interferone-alfa. |
La
somministrazione di interferone-alfa può causare anche gengivite,
stomatite e disgeusia. L’interleuchina 2 può causare stomatite in
fino al 32% dei soggetti. |
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Diuretici.
Xerostomia è stata riportata per le tiazidi, la furosemide, lo
spironolattone il triamterene e il mannitolo. In tali casi la
reazione avversa è imputabile al meccanismo della disidratazione.
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Neurolettici.
I neurolettici tipici come le fenotiazine, i butirrofenoni, i
tioxanteni, la loxapina, il molindone provocano xerostomia in virtù
della loro attività anticolinergica e il rischio di questo effetto è
aumentato dalla concomitante somministrazione di farmaci
antiparkinsoniani anticolinergici, somministrati per combattere le
reazioni extrapiramidali. Sono soprattutto i composti a bassa
potenza (clorpromazina, tioridazina) a provocare xerostomia.
La “sindrome orale” da fenotiazine prevede bocca secca, diffuso
arrossamento delle mucose, cattiva ritenzione delle dentiere,
stomatite, fissurazione delle labbra e degli angoli della bocca,
alterazioni del colore della lingua e altri sintomi. |
La clozapina
è un neurolettico atipico, che ha una relativamente bassa affinità
per i recettori dopaminergici. La sua attività sembra coinvolgere
anche i sistemi dei neurotrasmettitori serotoninergici, colinergici
e adrenergici. È un potente agente antimuscarinico. Sebbene la
clozapina possa provocare anche una fastidiosa xerostomia, essa
causa più comunemente una ipersalivazione paradossa (in un terzo dei
pazienti, ma anche, in alcune casistiche, nel 75-85% dei casi). Tale
salivazione profusa, molto fluida, può essere motivo di imbarazzo a
livello sociale ed è particolarmente problematica durante il sonno a
causa della ridotta deglutizione. Può provocare parotite,
soffocamento e polmonite da aspirazione. Sembrerebbe che al fenomeno
della ipersalivazione contribuisca una attività miorilasciante della
clozapina. Va aggiunto che una ipersalivazione può comparire
occasionalmente con altri agenti neurolettici. |
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Retinoidi.
L’isotretinoina ha un effetto essiccante a livello mucocutaneo e
cheilite e xerostomia sono frequentemente associate all’uso di
questo farmaco. |
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Tetraidrocannabinolo. L’uso di questo composto è risultato
associato a xerostomia. |